CRONACA DEL RITIRO A FLORIDIA (26-28 GENNAIO 2018)


La cronaca di questi giorni di ritiro a Floridia comincia ben più lontano nel tempo quando noi fratelli di Floridia abbiamo appreso i dettagli del compito che ci era stato affidato: accogliere Bernardo e i fratelli di Canicattini, Catania e Piazza Armerina e, soprattutto, approfondire il tema della solitudine e della depressione per poi condividerlo durante il ritiro.
In quei giorni di organizzazione abbiamo condiviso nella preghiera e nella gioia che da essa scaturisce ogni nostro momento libero. La parte più impegnativa, soprattutto dal punto di vista emotivo e spirituale, è stata capire come affrontare l’argomento “solitudine e depressione”, data la sua delicatezza e complessità. Abbiamo deciso, infine, di ascoltare e aprire il nostro cuore ad alcune persone che non aspettavano altro che di parlare delle loro angosce. Abbiamo così realizzato tre interviste e mentre le ascoltavamo, più e più volte, ci siamo commossi, sconvolti, abbiamo riflettuto e trovato alcune coincidenze con nostre esperienze personali.
Insomma, siamo arrivati più consapevoli ai giorni del ritiro.
Finalmente, nel pomeriggio di venerdì 26 gennaio, Bernardo e i fratelli di Catania e Canicattini arrivano a Floridia, a casa di Aurora, mamma di Carmelo e Giusi. E’ bello ritrovarsi, abbracciarsi, guardarsi negli occhi e condividere la gioia di essere insieme e di pregare insieme.
Recitiamo il Rosario mentre Bernardo si occupa dei colloqui e delle confessioni. Al termine del momento di preghiera, dopo una breve pausa, ci spostiamo in Chiesa Madre per incontrare il parroco, presentarlo a Bernardo e ai fratelli di Catania e Canicattini e definire i dettagli della Santa Messa di Domenica. Il parroco si dimostra accogliente e chiede a Bernardo di presiedere la celebrazione.
Ci spostiamo quindi a casa della signora Cettina, una delle persone che abbiamo intervistato e che è davvero bisognosa di conforto, di compagnia, di ascolto e di preghiera. Bernardo e noi tutti fratelli ascoltiamo il suo racconto, i dettagli, a tratti sconvolgenti, del suo dolore di aver perso un figlio e della sua fede traballante e Bernardo, con la sua pacatezza e profondità spirituale, le suggerisce di rivolgersi alla Madonna nelle sue preghiere, di guardare a lei che comprende il suo dolore perché anche lei è una madre che ha perso un figlio.
Si è trattato di un incontro lungo e intenso dal quale ognuno di noi è uscito con un carico di emozioni e di riflessioni non indifferente.
Si rientra a casa di Aurora e condividiamo la mensa.
Intorno alle 22:30 Bernardo e i fratelli di Catania e Canicattini fanno rientro all’eremo.
Sabato 27 gennaio, di mattina Bernardo e i fratelli di Catania e Canicattini si trattengono all’eremo, noi fratelli di Floridia ultimiamo gli ultimi dettagli per l’accoglienza mentre i fratelli di Piazza si mettono in viaggio per raggiungerci a Floridia.
Così, nel primo pomeriggio, ci incontriamo tutti nella casa di campagna di Giusi e Carmelo, dove saranno ospitati i fratelli e dove si svolgerà buona parte del ritiro. E’ una gioia ritrovarsi con i fratelli, abbracciarsi, chiaccherare.
Dopo un breve momento di sistemazione logistica, iniziamo il ritiro vero e proprio. Io racconto brevemente dei momenti di fratellanza, preghiera e condivisione che abbiamo vissuto noi floridiani durante la preparazione del ritiro, soprattutto nell’affrontare il tema affidatoci. Quindi Bernardo ci saluta e arriva anche il saluto spagnolo di Carlo che benedice il nostro percorso durante il ritiro; preghiamo e iniziamo l’incontro di formazione “La mia esperienza di fratello, figlio, padre, madre, sposo in fraternità. Importanza di un amore profondo e non superficiale”. Bernardo ci legge e illustra gli articoli delle regola francescana che parlano di questo e ci invita a riflettere soprattutto sulla dimensione di non chiusura all’interno della fraternità ma di apertura verso gli altri, verso chiunque abbia bisogno di un fratello, figlio, madre, sposo nel senso più simbolico di questi termini. Segue la risonanza di vari fratelli e certamente emerge che il ruolo più semplice da interpretare è quello di figlio che si lascia confortare e guidare ma che la tappa successiva del nostro cammino è quella di cimentarci negli altri ruoli che richiedono certamente maggiore sforzo, coraggio e, talvolta rinunce. Dobbiamo quindi chiederci se siamo disposti ad avanzare in tal senso nel nostro cammino.
Al termine dell’incontro c’è un momento di fraternità. Noi tutti approfittiamo per conoscerci meglio e approfondire il nostro legame proprio in conformità con quanto abbiamo meditato durante l’incontro di formazione.
Quindi si va a cena e si continua a stare in fraternità anche con un gioco dopo cena: qual è la cosa più bella che vedo in te e mi fa volerti bene?
Passiamo alcuni momenti in serenità e poi ci diamo la buonanotte e appuntamento per l’indomani mattina.
Domenica mattina noi di Floridia raggiungiamo i fratelli ospiti in campagna da Carmelo e Giusi. Dopo la preghiera dell’Angelus, facciamo colazione e ci prepariamo alla preghiera del mattino durante la quale Alice medita un passo del Vangelo di Marco (Mc 4,35-41). E’ stato un momento molto intenso per tutti noi. Il fulcro della meditazione di Alice è quando lei dice di avere capito e provato sulla sua pelle che la vera fede arriva quando tutto è perduto e quando ci si abbandona completamente alla volontà di Dio. Non chiediamo sempre a Dio di fare la nostra volontà ma, in pieno atto di fede, abbandoniamoci alla sua volontà. Alla fine della meditazione Bernardo ci propone di fare ciascuno una riflessione e una preghiera al Signore e così facciamo a turno, chiedendogli di ascoltarci.
Segue un breve momento di fraternità e poi tutti pronti per la Santa Messa.
Arriviamo in Chiesa Madre con le nostre casacche che i parrocchiani osservano incuriositi e forse anche un po’ scettici. Poi inizia la celebrazione. Bernardo presiede la Messa. Il momento dell’omelia è il più intenso. I banchi della Chiesa sono occupati prevalentemente dai bambini del catechismo e allora Bernardo sceglie di rivolgersi a loro con parole ed esempi semplici ed efficaci. Ed in quel momento sento e vedo che la comunità parrocchiale si apre, i bambini ascoltano, padre Lo Terzo sorride compiaciuto. Poi arriva il momento del Padre nostro, recitato tenendoci per mano, dello scambio della pace in cui ci cerchiamo e ci abbracciamo, dell’Eucarestia e gli occhi di qualche parrocchiano si riempiono di lacrime.
Cosa vuol dire questo? Mi chiedo e mi rispondo che essere presenti e tangibili fa parte del nostro cammino, anche del mio che muovo ancora i primi passi in questa meravigliosa avventura.
Finita la Messa, purtroppo dobbiamo lasciare velocemente la Chiesa perché sta per celebrarsi un funerale.
Ritorniamo in campagna e condividiamo nuovamente la mensa, stavolta arricchita dagli auguri, anche dolci, a Felice per il suo compleanno.
Dopo pranzo arriva il momento della presentazione del tema assegnato a noi floridiani. Abbiamo preparato l’ascolto di due interviste a persone malate di depressione e le abbiamo legate alla lettura di alcuni Salmi che ci sono sembrati pertinenti alle storie che abbiamo ascoltato. Qualche intoppo tecnico, per il quale facciamo il nostro mea culpa, ha ritardato il momento dell’incontro. Durante esso abbiamo ascoltato queste due testimonianze molto diverse tra loro per la causa dell’insorgere della depressione, per la reazione della persona depressa e di quelle che la circondano e, soprattutto, per l’ approccio alla fede. Ne è seguito un lungo e intenso dibattito, anche grazie all’intervento di Giusi Lo Bello che aggiunge delle considerazioni di natura medica e scientifica. Certamente la fraternità esce da quest’incontro più consapevole del problema e di come possa aiutare le persone malate di depressione: stando ad esse accanto, spesso nel silenzio, non forzandole a nulla, neanche alla preghiera o alla ricerca del dialogo con Dio. Significativo è stato l’esempio proposto da Giusi Lo Bello e che mi echeggia ancora dentro : non posso chiedere ad un paralitico di scalare l’Everest. Potrà forse scalare una parete solo quando avrà rinforzato le proprie braccia.
E noi, dunque, cosa possiamo fare per queste persone? Fare sentire la nostra presenza.
L’incontro si dilunga e alla fine di esso quasi tutti i fratelli hanno necessità di tornare a casa.
Ci salutiamo e ci abbracciamo dandoci un arrivederci ai prossimi momenti di incontro.
Bernardo e alcuni fratelli che faranno ritorno all’eremo si fermano ancora con noi floridiani per la cena. Dopo cena Bernardo fa alcune confessioni e colloqui e gli altri chiaccheriamo e cantiamo con i più giovani.
E’ arrivato il momento di salutarci e darci appuntamento per i prossimi giorni all’eremo dove ci raggiungerà Carlo.

stefania

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